OncoGastroenterologia: Gastroenterologia Oncologica
I risultati dello studio di fase 3 CheckMate 648 hanno evidenziato che l'aggiunta di Nivolumab ( Opdivo ) alla chemioterapia o a Ipilimumab ( Yervoy ) ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale ( OS ) rispetto alla sola chemioterapia tra i pazienti con carcinoma esofageo a cellule squamose, avanzato, non-trattato in precedenza.
Il massimo beneficio in termini di sopravvivenza globale si è visto tra i pazienti con espressione di PD-L1 pari o superiore all'1%.
Lo studio randomizzato in aperto ha confrontato 240 mg di Nivolumab ogni 2 settimane più chemioterapia ( n = 321 ), 3 mg/kg di Nivolumab ogni 2 settimane più 1 mg/kg di Ipilimumab ogni 6 settimane ( n = 325 ) e la sola chemioterapia ( n = 324 ) come terapia di prima linea per 970 pazienti con carcinoma esofageo a cellule squamose avanzato non-resecabile, ricorrente o metastatico.
La chemioterapia consisteva nella somministrazione di Fluorouracile e di Cisplatino ogni 4 settimane.
Il trattamento nei gruppi Nivolumab è continuato fino a 2 anni o fino a progressione della malattia o a tossicità inaccettabile.
La sopravvivenza globale e la sopravvivenza senza progressione ( PFS ) da una revisione centrale indipendente in cieco tra quelli con espressione di PD-L1 sulle cellule tumorali dell'1% o superiore ( n = 473 ) sono serviti come endpoint co-primari.
La sopravvivenza globale e la sopravvivenza senza progressione tra tutti i pazienti sono serviti come endpoint secondari.
I risultati hanno mostrato una sopravvivenza mediana globale significativamente più lunga con Nivolumab più chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia ( 15.4 versus 9.1 mesi; hazard ratio, HR = 0.54; IC 99.5%, 0.37-0.8 ) e con Nivolumab più Ipilimumab rispetto alla sola chemioterapia ( 13.7 vs 9.1 mesi; HR = 0.64; IC 98.6%, 0.46-0.9 ) tra i pazienti con espressione di PD-L1 pari o superiore all'1%.
E' stata riportata una sopravvivenza senza progressione significativamente più lunga tra i pazienti con espressione di PD-L1 pari o superiore all'1% che hanno ricevuto Nivolumab più chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia ( HR = 0.65; IC 98.5%, 0.46-0.92 ).
Nivolumab più Ipilimumab non ha raggiunto il limite prestabilito di significatività riguardo alla sopravvivenza libera da progressione rispetto alla chemioterapia tra questi pazienti.
Tra tutti i pazienti, la sopravvivenza globale mediana è stata pari a 13.2 mesi ( IC 95%, 11.1-15.7 ) con Nivolumab più chemioterapia, 12.8 mesi ( IC 95%, 11.3-15.5 ) con Nivolumab più Ipilimumab e 10.7 mesi ( IC 95%, 9.4-11.9 ) con la sola chemioterapia.
I tassi di risposta obiettiva sono risultati più elevati con Nivolumab più chemioterapia ( 53%; IC 95%, 45-61 ) e Nivolumab più Ipilimumab ( 35%; IC 95%, 28-43 ) rispetto alla sola chemioterapia ( 20%; IC 95%, 14-27 ) tra quelli con espressione di PD-L1 di almeno l'1%.
Per tutti i pazienti, i tassi di risposta obiettiva sono stati del 47% ( IC 95%, 42-53 ) con Nivolumab più chemioterapia, 28% ( IC 95%, 23-33 ) con Nivolumab più Ipilimumab e 27% ( IC 95%, 22-32 ) con la sola chemioterapia.
La durata mediana della risposta è stata più lunga con Nivolumab più chemioterapia ( 8.4 mesi ) e Nivolumab più Ipilimumab ( 11.8 mesi ) rispetto alla sola chemioterapia ( 5.7 mesi ) tra quelli con espressione di PD-L1 dell'1% o più, così come tra tutti i pazienti ( 8.2 vs 11.1 vs 7.1 mesi ).
Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza. Cinque decessi correlati al trattamento si sono verificati in ciascuno dei gruppi Nivolumab contro i 4 nel gruppo che ha ricevuto solo la chemioterapia.
Nivolumab più chemioterapia e Nivolumab più Ipilimumab rappresentano un nuovo potenziale trattamento standard di prima linea per questa popolazione di pazienti sulla base dei risultati di CheckMate 648. ( Xagena )
Fonte: American Society of Clinical Oncology ( ASCO ) Annual Meeting, 2021
Xagena_OncoGastroenterologia_2021